Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/100

Da Wikisource.

l’inganno, si alzò allo stesso momento e l’accompagnò al pianoforte nel salone principale. Se mi fossi deciso a seguirla colà, era sua intenzione di suggerirmi la convenienza che restassi dove mi trovavo; ma le mie prudenti vedute non resero questo necessario. Le romanze che avevo tanto ammirato, e che contribuirono tanto a confermarmi nell’opinione della giovinezza della mia amata, erano state cantate da Madame Stèphanie Lalande. Il dono dell’occhialetto era soltanto inteso a implicare un biasimo nella mistificazione, ad aggiungere un aculeo all’epigramma del disinganno. E il donarlo aveva fornito pretesto per quella predica sull’affettazione dalla quale mi ero sentito così singolarmente edificato. È quasi superfluo aggiungere che le lenti dello strumento, quale lo portava la vecchia signora, erano state da lei sostituite con altre meglio adatte ai miei anni: e infatti mi convenivano a puntino. L’ecclesiastico che aveva fatto sembianza di annodare il fatale legame era un allegro compare di Talbot, e niente affatto prete: in compenso si trovò a essere una «frusta» eccellente; e fu lui che, mutata la sottana con un ampio tabarro, prese le redini del ronzino che trascinava via dalla città la «coppia felice». Talbot aveva preso posto al suo fianco; i due furfantì se la godettero dunque