Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/64

Da Wikisource.


«La conoscete?»

«Ho questo onore».

«Volete presentarmi?»

«Certamente, col più gran piacere; quando?»

«Domani all’una verrà a prendervi al B.»

«Benissimo; e adesso, state zitto, se vi riesce».

Quanto a questo, fui ben forzato di seguire l’avviso di Talbot; poichè egli rimase ostinatamente sordo a ogni mia altra domanda, o insinuazione, e si occupò esclusivamente, per tutto il resto della serata, di quanto stava succedendo sulla scena.

Io intanto, tenevo gli occhi inchiodati su Madame Lalande, ed ebbi infine la ventura di poter vedere il suo viso perfettamente di fronte. Era d’una bellezza squisita: e questo, naturalmente, me l’aveva già detto il mio cuore, anche prima che Talbot mi avesse così bene informato; ma quel non so che di incomprensibile mi turbava tuttavia. Finii per concludere che i miei sensi erano influenzati da una certa aria di gravità, di tristezza, o più propriamente, di stanchezza, che toglieva alle fattezze qualcosa della loro giovinezza e freschezza, ma per irradiarle di una tenerezza e maestà serafiche, e quindi, pel mio temperamento entusiastico e romantico, di un interesse mille volte maggiore.