Vai al contenuto

Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/125

Da Wikisource.

— 119 —


Se non che, non trascorso tempo molto che il cielo di sì puro affetto offuscossi, e la melanconia e l’orrore e l’angoscia ne furon le più tristi nubi. — Ho detto che la fanciulla stranamente cresceva e nel fisico e nell’intelletto: e, in mia fede, strano e rapido fu il crescere di sua corporale natura; ma terribili oh! ben terribili i tumultuosi pensieri che si addensarono sul mio capo nel tempo ch’io vegliava studioso allo svolgersi e formarsi dell’essere suo intellettuale. E potev’egli essere diversamente, quando ne’ pensieri della fanciulla scuopriva ogni giorno l’adulta potenza e le vive facoltà della moglie? quando dalle labbra dell’infanzia fluivano le lezioni di esperienza matura? quando scorgeva ad ogni istante la saggezza e le passioni della perfetta età irraggiare dall’ampia e meditativa sua pupilla? — Quando, ripeto, tali fenomeni colpirono gli spaventati miei sensi, — quando al mio spirito riuscì impossibile illudersi più a lungo, — e alle mie facoltà convulse d’orrore discacciare la fatale certezza, — havvi motivo a meravigliarsi, che sospetti d’una natura terribile ed inquieta s’insinuassero nello spirito mio, ovvero che i miei pensieri si riportassero con orrore verso i racconti stravaganti, le sottili e penetrative teorie, le idee fervide e singolari della defunta mia Morella? — Io nascondeva con istudio alla curiosità d’ogni persona un essere che il destino imponevami d’adorare, e nella solitudine solenne di me stesso vegliava con ansia mortale a tutto che s’attenesse all’adorata mia creatura.

E poichè gli anni succedeansi agli anni, e che ogni giorno io contemplava il suo santo, il suo dolce, l’eloquente suo viso, e ch’io tenea dietro