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E un cangiamento singolarissimo era avvenuto nel cielo.
Per ogni verso, d’intorno a noi continuava sempre, ma su alto alto, una grande zona nera nera, nera come pece fitta; e sopra le nostre teste, appariva un’apertura circolare, un cielo chiaro, limpido come non l’ebbi mai visto in mia vita, d’un azzurro brillante, carico; e a traverso quel buco meraviglioso magnificamente splendeva la luna piena, con fulgore insolito, non mai apparso. La quale rischiarava ogni oggetto a noi circostante con purità tersissima, con cristallina trasparenza, mirabilissima. Oh, mio Dio, mio Dio, quale scena a’ nostri occhi!
Per ben due volte disperatamente mi sforzai di parlare al fratello: ma — senza che potessi darmene ragione — il frastuono era tale, che non riuscii a fargli capire una mezza sillaba, quantunque io gridassi nel suo orecchio con tutta la forza de’ miei polmoni. D’un tratto e’ scosse la testa, si fe’ pallido come la morte, e spiegò su un dito come per dirmi: Ascolta!
Lì subito, non ben compresi ciò ch’e’ mi volesse dire; ma tosto, d’un tratto, un orribil pensiero mi balenò in capo. Trassi, di tasca il mio orologio, ed osservai. Era fermo. Io fissava il quadrante al chiaro della luna, è poco dopo amaramente singhiozzando il lanciai da me lontano nell’oceano. L’orologio si era fermato su le sette ore! Noi avevamo lasciato passare il riposo della marea, e il turbine di Strom trovatasi nella piena sua furia!
Allor che un bastimento è ben costrutto, provvisto del necessario, nè troppo carico, le ondate,