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Ma con mia grande meraviglia, i conati di questa donna appassionatissima per rimuovere da sè tanto male erano ancor più energici, più strenui de’ miei stessi conati! Eravi certo in quella sua severa natura di che farmi credere che per essa la morte non sarebbesi presentata con l’immane sua caterva di terrori; e pur, non fu così! Ma, e a che varrebbon mai le parole a dar un’idea della resistenza feroce da lei spiegata nella lotta sua con l’Ombra? Cotale tristo spettacolo mi opprimeva d’angoscia; e ne gemevo dal profondo cuore. Avrei voluto calmarla; avrei voluto porla nella ragione: ma nell’intensità superlativa del selvaggio suo disìo di vivere, — di vivere, — di null’altro volere che vivere, ogni consolazione, ogni ragionamento l’avrebbe tratta al colmo della pazzia. Tuttavia, sino all’istante estremo, a mezzo le torture e le convulsioni del selvaggio suo spirito, l’apparente placidezza del suo contegno e de’ suoi modi non si smentì mai, mai! La sua voce si faceva più dolce, si faceva più profonda, ma io non voleva troppo dilungarmi sul bizzarro senso di quelle sue parole profferite con tanta calma. E quando estatico io tendeva l’orecchio a quella melodia sovr’umana, a quelle ambizioni, a quelle aspirazioni sino allora ignote a questa povera umanità, il mio cervello smarrivasi, ogni giusto equilibrio di mia ragion si rompea...
Nè io poteva porre in dubbio il suo amore per me, e facil m’era il dovinare che, in un petto quale il suo, l’amore non doveva certo regnare come una semplice ed ordinaria passione. Ma, sol nella morte, nella morte sola, io compresi, io misurai tutta la forza, tutta la distesa di quell’affetto