Pagina:Poemetti allegorico-didattici del secolo XIII, 1941 – BEIC 1894103.djvu/227

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l’intelligenza 221

con molte trombe e con palio regale,
usciro ’ncontro lor grand’e minori;
menâr la bell’Alena a su’ ostale:
tutto v’è come i Greci fuôr signori.
Or quivi son le nobili pinture,
nobili, conti e le grand’aventure,
diece anni fuoro i Greci asseditori.

     Dall’altra parte del ricco palazzo, 287
intagliat’è la Tavola Ritonda,
le giostre e ’l torneare e ’l gran sollazzo;
ed èv’Artú e Ginevra gioconda,
per cui ’l pro’ Lancialotto venne pazzo,
March’e Tristano, ed Isolta la blonda;
e sonv’i pini e sonvi le fontane,
le giostre, le schermaglie e le fiumane,
foreste e lande e ’l re di Trebisonda.

     E sonvi tutt’i begli accontamenti, 288
che facevan le donne e’ cavalieri;
battaglie e giostre e be’ torneamenti,
foreste e rocce, boscaggi e sentieri;
quivi sono li bei combattimenti,
aste troncando e squartando destrieri;
quivi sono le nobili aventure,
e son tutt’a fin oro le figure,
le cacce e’ corni, vallett’e scudieri.

     In quel palazzo sí meraviglioso, 289
vidi Madonna e ’l su’ ricco valore,
che fa star lo mi’ cor fresch’e gioioso,
e pasce l’alma mia di gran dolzore;
lo suo soave sguardo e dilettoso
lo mondo rinovella e dá splendore;
cotant’è adorno e di mala sembianza,
che fa gioir la sua gran dilettanza,
come la rosa in tempo di verdore.