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288 poemetti allegorico-didascalici

CXIV

Falsembiante.

     «Ad alcun altro che fa lavoraggio,
ma ben sua vita trar non ne poria,
sí gli consente Iddio ben truandia
4per quel che gli fallisce al su’ managgio.
Od altro pover ch’avesse coraggio
di volere studiar in chericia,
gran merced’è a farli cortesia
8insin che sia de la scienza saggio.
     E se ’n cavalleria alcun volesse
intender, per la fede e sé alzare,
11non falleria giá sed e’ chiedesse,
infin che sé potesse ben montare,
e avere spezieria che potesse
14conducersi in la terra d’oltre mare.»

CXV

Dio d’amore e Falsembiante.

     — «Dí, Falsembiante: in che maniera puote
seguire Iddio chi ha tutto venduto,
ed hallo tutto a’ pover dispenduto,
4e le sue borse son rimase vote,
ed è forte e possente e ha grosse gote?
Gli sarebbe per dritto conceduto
ch’a trar sua vita domandasse aiuto,
8come quest’altri che tu or mi note?»
     — «Dico di no; ché se Dio fé comanda
ch’on desse tutto a’ poveri e po’ ’l sieva,
11la sua ’ntenzion non fu in truandando
(e questo intendimento ti ne lieva),
ma con buon’opre tuttor lavorando;
14ch’uom forte, in truandar l’anima grieva.»