Pagina:Poemetti allegorico-didattici del secolo XIII, 1941 – BEIC 1894103.djvu/59

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il tesoretto 53

     1720Chi non dura fatica,
sí che possa valere,
non si creda capere
tra gli uomini valenti,
perché sia di gran genti.
     1725Ch’io gentil tengo quegli
che par che modo pigli
di grande valimento
e di bel nudrimento,
sí ch’oltre suo lignagio
     1730fa cose d’avantagio
e vive orratamente,
sí che piace ale gente.
Ben dico, se ’n ben fare
sia l’uno e l’altro pare,
     1735quelli ch’è meglio nato,
tenut’è piú a grato;
non per mia maestranza,
ma perché sia usanza,
la qual vince e rabatti
     1740gran parte di mie’ fatti,
sí ch’altro non ne posso.
Ch’esto mondo è sí grosso,
che ben per poco detto
si giudica ’l diritto;
     1745ché lo grande e ’l minore
ci vivono a romore.
Perciò ne sie aveduto
di star tra lor sí muto,
che non ne faccian risa.
     1750Pàssati ala lor guisa;
ché ’nanzi ti comporto
che tu segue lo torto.
Ché se pur ben facessi,
daché lor non piacessi,
     1755nulla cosa ti vale