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Pascea ne’ campi le paterne, gregge:
Ed or venia leone, or venia orso
E de le torme depredava il fiore
Ed io metteva a seguitargli l’ali
E percotendo il lor furor, traeva
Da’ denti ingordi il depredato armente;
Volgeansi incontro a me l’orribil fere
Io lor prendendo con le mani il mente.
Le soffocava e le stendeva ancise,
Così tuo servo orsi, e leoni estinsi,
Ed or sarà il Gigante a lor sembiante,
Ch’anciderollo; d’Israele il Dio,
Che vincitor mi fe’ de l’empie belve,
Farà, ch’io vinca il Filistèo non meno;
Così diceva alteramente umile
Del suo Signore a la real presenza,
Ed ei rispose al giovinetto: or movi,
Dio sia con teco; indi recar commise
Armi di gemme, e di grand’or lucenti
E di tempra possenti; elmo fiammante
Di ricchi lampi, luminoso usbergo
Tutto cosperso di diamanti, e spada
Gemmata aurata, insuperabil ferro
Di lavoro ammirabile superbo;
Ma come ricoperto il capo e ’l busto
Fu di metallo il buon David e cinto
Del brando altiero, ei contrastar sentissi