Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/46

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Elle si poseranno ivi ondeggiando
Distese a galla, come fosser cimbe,
Elle indi, quasi da spugnose mamme,
Suggono a poco a poco il buon liquore;
Che si diffonde nei porosi velli,
Nè si sommergon nel viscoso lago.
Io vidi alcun, che non curò far questo;
Onde ’l minuto, e miserabil gregge
S’invescò tutto in quel tenace umore:
E vidi ancor per tale orribil peste
Le care mandre abbandonate, e sole,
E gli edificj lor, privi di mele,
Disabitati, e pien di aragni, e vermi.
E però s’elle ti venisser meno
Per qualche caso, e destituto fossi
Dalla speranza di potere averne
Da alcun luogo vicino, io voglio aprirti
Un magisterio nobile, e mirando,
Che ti farà col putrefatto sangue
Dei morti tori ripararle ancora;
Come già fece il gran Pastor d’Arcadia;
Ammaestrato dal ceruleo Vate,
Che per l’ondoso mar Carpazio pasce
Gli armenti informi delle orribil Foce.
Perciò che quella fortunata gente,
Che beve l’onde del felice Fiume,
Che stagna poi per lo disteso piano