Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/55

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     6Ma fin ch’all’alta impresa tremo e bramo,
E son tarpati i vanni al mio disio,
Lo glorioso tuo Fratel cantiamo,
Che di nuovo trofeo rende giulio
Il chiaro sangue, e di secondo ramo;
Convien che sudi in questa polvere io.
Or muovi prima tu miei versi Amore,
Che ad alto volo impenni ogni vil core.

     7E se qual fu la fama, il ver rimbomba,
Che d’Ecuba la figlia, o sacro Achille,
Poi che ’l corpo lasciasti entro la tomba,
T’accenda ancor d’amorose faville;
Lascia un poco tacer tua maggior tromba,
Ch’i’ fo squillar per l’Italiche ville.
E tempra tu la cetra a’ nuovi carmi,
Mentr’io canto l’amor di Giulio, e l’armi.

     8Nel vago tempo di sua verde etate,
Spargendo ancor pel volto il primo fiore,
Nè avendo il bel Giulio ancor provate,
Le dolci acerbe cure, che dà Amore,
Viveasi lieto in pace, e in libertate,
Talor frenando un gentil corridore,
Che gloria fu de’ Siciliani armenti,
Con esso a correr contendea co’ venti.