Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/59

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     18Quanto giova a mirar pender da un’erta
Le capre, e pascer questo e quel virgulto,
E ’l montanaro all’ombra più conserta
Destar la sua zampogna, e ’l verso inculto;
Veder la terra di pomi coperta,
Ogni arbor da’ suoi frutti quasi occulto,
Veder cozzar monton, vacche mugghiare,
E le biade ondeggiar, come fa il mare!

     19Or delle pecorelle il rozzo mastro
Si vede alla sua torma aprir la sbarra,
Poi quando muove lor col suo vincastro
Dolce è a notar, come ciascuna garra;
Or si vede il villan domar col rastro
Le dure zolle, or maneggiar la marra;
Or la contadinella scinta e scalza
Star con l’oche a filar sotto una balza.

     20In cotal guisa già l’antiche genti
Si crede esser godute al secol d’oro;
Nè fatte ancor le madre eran dolenti
De’ morti figli al marzial lavoro;
Nè si credeva ancor la vita a’ venti,
Nè del giogo doleasi ancora il toro,
Lor casa era fronzuta quercia e grande,
Ch’avea nel tronco mel, ne’ rami ghiande.