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     O misera Eco, che al tuo scampo vale
Del perduto parlar tristezza, e doglia?
Or vieppiù che di te, d’altrui ti cale,
Or nuovo altro desir la mente addoglia.
285Se in un sol punto l’amoroso strale
Di sì negri pensier l’anime spoglia,
Qual maraviglia sia, se più dolore
Che esiglio e povertà mi porta Amore?

     Restasi adunque e tacita e pensosa
290Del suo Narcisso seguitando l’orme:
Quante fïate di parlar bramosa
Richiede al ciel le sue mancate forme!
Mostrando in atto la sua fiamma ascosa,
Cerca destar quella pietà, che dorme,
295Anzi è sepolta in fredda pietra e dura
Che non del ciel, nè d’altra cosa cura.

     Ne’ dolenti occhi, e ne’ sembianti appare
Quel che mostrar non puon le sue parole;
Prega d’udir di lui le note chiare
300Per iterarne il suon com’ella suole.
Ah come gli sarian soavi e care,
Se contenesse il fin quel ch’a lei duole!
Non poter nel principio dire a lui;
E fra se dice pur: che son? che fui?