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Pagina:Poemetti italiani, vol. II.djvu/23

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     425Quanto era meglio a le campagne nude
Sotto il più caldo sol trovarsi in caccia!
Ma poco val da l’avventure crude
Cercar fuggirsi, quando ’l ciel minaccia.
Or come l’uom, ch’affaticato sude,
430Per le man rinfrescar, bagnar la faccia,
Sopra le sponde del tranquillo fonte
Appoggia il petto allor, bassa la fronte.

     Nè pria fermò nel bel cristallo il guardo,
Ch’ivi se stesso ancor non visto vede;
435Resta smarrito, e di consiglio tardo;
Che sia l’immagin sua nè sa, nè crede,
L’alte bellezze con sottil riguardo
Va misurando, che gli fanno fede
Che sia scesa dal ciel forma divina,
440E la saluta, e riverente inchina.

     Vede al suo salutar con pari onore
Scioglier la lingua a quel, ma ’l suon non sente;
Vede che al suo parlar con pari ardore
Uno stesso voler mostra e consente:
445Ritien la voce, e se dal fonte fuore
Ode parole uscir, drizza la mente:
Ma tacendo ei, tacer quell’altro scorge,
E ch’all’ascoltar suo l’orecchie porge.