Pagina:Poemetti italiani, vol. III.djvu/15

Da Wikisource.


     L’ultima avea sul risplendente lembo
Invece del suo nome, così scritto:
Questa era degna, che di lei sol Bembo
Avesse, o d’altra men cantato e ditto,
Il nome ancor di chi piegato il grembo
Avea, per porla sovra ’l lato dritto
Era occulto; nè so per qual rispetto
Restasse il bel lavor manco e imperfetto.

     Dentro al ricco palazzo amor si vide
Starsi gran tempo assai pago e sicuro.
Finchè di Soliman le genti infide
Poser il giogo ai Sorrentin sì duro.
Allor chi noi da noi spesso divide,
Timido sen fuggì per l’acre oscuro.
E lui drizzato a la sua prima culla,
Repente il tutto si risolse in nulla.