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Che dell’immensa social catena
A parte a parte rimembrando i nodi,
Qual nacque in noi di cittadin di padre
Dritto da legge, e da natura additi;
E quai fur già ira le divise genti
Mutui di saldo amor vincoli stretti,
Che l’una all’altra e a se medesma annode,
Onde il dolce di patria amabil nome
Primiero emerse, e fur con certe leggi
Distinti i lidi, ed i confin de’ Regni.
Mentre adunque giuliva al fausto nodo,
Ch’a degna Sposa e d’ogni egregio vanto
Chiara ti accoppia in sì bel giorno, applaude
La Patria mia, tu Cittadin, tu Sposo,
Tu presso ad acquistar non men di questi
Dolce titol novello, a’ versi miei
Godi volgere un guardo, e non paventa
Ch’aspro cantor d’astruse forme ingrate
Da’ Grozii attinte o Puffendorfi, ah troppo
Grandi ed ispidi nomi e a Febo avversi!
Vesta i miei carmi; ch’io d’amor pur canto
L’opre miglior, quando alla patria sacri
Carmi disciolgo; e ’n noi ferve pur anco
Anglico Genio sulla cetra avvezzo
A recar di Sofia con dolci modi
I gravi sensi, anzi dall’alto Urania
Ecco, m’accenna, e la:sua lira in dono
M’offre ella stessa, che d’Imene è madre.