Pagina:Poemetti italiani, vol. IV.djvu/176

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Il doppio mar, campo de’ venti, e in mille
Contrade l’Appennino arduo comparte. —
     Ma mentre ei si favella, inver’l’occaso,
Oltrepassata la metà del giro,
Volge sul polo aquilonar l’Europa,
E l’Appennin di più lunga ombra il piano
Stampa d’Emilia colle negre spalle.
Già del bianco mantil vestito, il desco
Grato fumeggia di vivande. Invito
Più che non l’epa dal digiuno asciutta
Fa del valletto vigile la cura,
E me dal lungo meditar richiama.
Ma, qual fumo alle lievi aure commisto,
Rapida al suon della profana voce
Del filosofo l’ombra si dilegua,
E i mirti consapevoli e gli allori
A bear torna dell’auritoEliso.