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Pagina:Poemetti italiani, vol. IX.djvu/57

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     Egli è sol, ch’alle leggi non soggiace,
Perchè sol con le leggi egli conviene,
75E di quelle è compagno, e non seguace.
     Ei le sue voglie a suo piacer trattiene,
E sciolto vola da mortale impero,
A cui legati ambizion ci tiene.
     Egli è, che conducendo il suo pensiero
80Per lo cammin delle passate cose,
Mira delle future il corso intero.
     Egli in se stesso ha sue ricchezze ascose,
Nè mai per voglia di grandezza umana,
Di se la guida alla fortuna espose.
     85Ed egli è, che con mente accorta e sana
Le leggi incontra, e con la propria vita
Ogn’ingiuria da quelle anche allontana.
     Come Socrate il saggio ognor n’addita,
Che per non violar le leggi sante
90Sparger si contentò l’anima ardita.
     Ei fu, che avendo i cari amici avante,
Del suo giorno vital nel punto estremo,
Disse con voce debile, e tremante:
     Amici, il mio morire io già non temo:
95Perocchè quanto accorcio il viver mio
Tanto allo spirto di prigione io scemo.
     E questa mortal vita non desio,
Acciocchè l’alma del suo fango pura
Ritorni lieta allo splendor natio.