Pagina:Poemetti italiani, vol. VI.djvu/75

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Penetrar puote, e concepir vostr’alma
Cose diverse, e non però turbarle
O confonder giammai, ma scevre e chiare
Ne’ loro alberghi ricovrarle in mente.
   Il vulgo intanto, a cui non dessi il velo
Aprir de’ venerabili misteri,
Fie pago assai, poi che vedrà sovente
Ire e tornar dal tuo palagio i primi
D’arte maestri, e con aperte fauci
Stupefatto berrà le tue sentenze.
Ma già vegg’io che le oziose lane
Soffrir non puoi piú lungamente, e in vano
Te l’ignavo tepor lusinga e molce,
Però che or te piú gloriosi affanni
Aspettan l’ore a trapassar del giorno.
Su dunque, o voi, del primo ordine servi
Che degli alti Signor ministri al fianco
Siete incontaminati, or dunque voi
Al mio divino Achille, al mio Rinaldo
L’armi apprestate. Ed ecco in un baleno
I tuoi valetti a’ cenni tuoi star pronti.
Già ferve il gran lavoro. Altri ti veste
La serica zimarra ove disegno
Diramasi Chinese; altri, se il chiede
Piú la stagione, a te le membra copre
Di stese infino al piè tiepide pelli.
Questi al fianco ti adatta il bianco lino