Pagina:Poemetti italiani, vol. VI.djvu/91

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Amabil vincitor v’era assai meglio,
O miseri, ubbidire. Il Lusso, il Lusso
Oggi sol puote dal ferace corno
Versar su l’arti a lui vassalle applausi
E non contesi mai premi e dovizie».
   L’ora fia questa ancor che a te conduca
Il dilicato miniator di belle,
Ch’è de la Corte d’Amatunta e Pafo
Stipendiato ministro atto a gli affari
Sollecitar dell’amorosa Dea.
Impaziente or tu l’affretta e sprona
Perché a te porga il desiato avorio
Che de le amate forme impresso ride,
O che il pennel cortese ivi dispieghi
L’alme sembianze del tuo viso, ond’abbia
Tacito pasco, allor che te non vede
La pudica d’altrui sposa a te cara;
O che di lei medesma al vivo esprima
L’imagin vaga; o se ti piace, ancora
D’altra fiamma furtiva a te presenti
Con piú largo confin le amiche membra.
   Ma poi che al fine a le tue luci esposto
Fia il ritratto gentil, tu cauto osserva
Se bene il simulato al ver risponda,
Vie piú rigido assai se il tuo sembiante
Esprimer denno i colorati punti
Che l’arte ivi dispose. Oh quante mende