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Del freddo umor dei tempestosi nembi,
Mille fervidi baci egli v’impresse;
E vieppiù fortemente al seno stretta
Egli disse: o Semira, o mia Semira,
Svegliati per pietà, solo una volta,
Volgiti a questa orrida scena ancora
Il tuo soave sguardo ancor si volga
Solo una volta almen sul tuo Semino.
Da’ tuoi pallidi labbri ancor, che m’ami,
lo senta, e m’amerai fino alla morte.
Solo una volta almen pria che dall’onde
Nuotar dobbiam miseramente assorti.
     Ei così disse, e si svegliò la bella.
Ella sopra di lui volse uno sguardo,
In cui tutto apparia d’un’alma ardente
Il più tenero amore, e il più profonde
Il più vivo dolor. Poscia gettando
Sull’universo desolato il guardo
Ella gridò: mio Dio, giudice eterno!
Non v’ha raggio di speme, e sorda sia,
Signor, la tua piatade?... Oh come l’onde
Veggio precipitar! Come d’intorno
Mi mugghia il tuono! Ahi qual terror mi addita
L’eterna irreparabile vendetta!
Oh Dio, scorrean le vie dell’innocenza
I nostri dì; d’ogni garzon più saggio
Tu, mio diletto... Ah me infelice! Oh cielo!