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Pagina:Poemetti italiani, vol. VII.djvu/60

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Carca di lunga etate, e che parole,
E che sguardi, e che moti, e che pensieri
Accompagnar con frodolenza suole;
Vaga di male, e che gli altrui tormenti
75Quasi non sa guardar, se non son fieri;
Costei chiamò per nome, indi le disse:
Perchè nell’Universo il pregio cresca
Di mia corona, e non sia core ardito
A far difesa, e contrastar miei strali,
80Io vorrei saettar con bella prova
Il Principe di Stige, e di Cocito;
Ma non vo’ tra quei fumi, e tra quell’ombre
Del paventato orror dibatter l’ali,
E però vegno a te; to non rifiuti
85Far quei viaggi, anzi frequenti, ed usi
Frequente passeggiar gli antri infernali;
Non negar dunque i tuoi cortesi aiuti,
Ma scendi fra gli abissi, ed opra in modo
Che abbandoni Pluton l’atro soggiorno,
90E venga a vagheggiar l’aure serene;
S’egli ci viene, ed io porrogli aguati;
E con laita di alcun viso altiero
Farò, ch’ei sentirà delle mie pene.
Qual poi verso di te per tal servizio
95Nodo mi stringerà, noi ti vo dire;
Ma ch’ei grande sarà, creder conviene.
Così parlava di Ciprigna il figlio