Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/110

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Tito le chiome, di pallor dipinto,
E terribili sguardi dai sanguigni
Occhi lanciando, alle fatali piume
Del nuzial mal augurato letto
Vacillando s’accosta, ove in tranquillo
Obblio composta, e del suo fato ignara
L’innocente cagion de’ suoi furori
Dorme sicura, ecco la destra inalza
Al fatal colpo: ma il gentile aspetto
Di lei che tenne del suo cor le chiavi,
Ma l’angelico volto, ov’apre il sonno
Novelle grazie, il palpitante seno,
Par che nel cor feroce una scintilla
Destino di pietà. Sopra la guancia
E sulla bocca, onde con lento moto
Esce spinto dal sonno alternamente
Il respiro soave, il fiero amante
Colle tremanti sue livide labbia
Imprime incerti baci: ecco gl’inonda
Involontario e disperato pianto
Le furibonde luci: ecco di nuovo
Il cor gli stringe e serra con gelata
Mano la gelosia, gli offusca i lumi,
Gli occupa i sensi... il fatal colpo è fatto.
     Ma qual di larve piena e mete voci
Di Nottole, e di Strigi, al feral canto
Del querulo Bubone orrida notte