Per le dipinte de’ giardini aiuole,
A cui d’intorno circuendo scorre
Il risplendente tremulo ruscello,
Mentre per entro colle trepid’ale
Aleggiando frascheggia il zefiretto,
E tutti spiega gli alti suoi segreti
Il sommo pittoresco magistero,
E donde vengon que’ color si varj,
I quai disposti con mirabil arte
All’occhio fanno sì leggiadra scena?
Bella per essi la di lince ingombra,
E di proporzion geometrìa,
Bella colei dalla purpurea faccia,
Che per balze s’aggira inospitali
L’erbe indagando, e poi le segna in carta,
Onde addottrina l’Esculapie scuole,
Bella la scarna, e d’uman sangue lorda
Pietosamente acerba notomìa,
Senza i color a che varrebber mai
L’avvivante scalpello, il grave maglio
E l’opre dei Vitruvj memorande?
E tu, sovra d’ogn’altra, arte divina,
Tu pure orba d’onor n’andresti ignota,
Che sola puoi dal prezioso seno
Della luce moltiplice ritrarre
I fin colori, onde natura è bella,
E in rozze tele con pennello industre