Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/27

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     Per questo cade ogni gentil costume,
Ogni pregiato, e generoso gesto:
Un leggiadro pensier più non presume
260Di far suo nido in petto, che sia onesto,
Le preclare virtù col lor bel lume
Escon dal mondo, e il lascian cieco, e mesto:
Quelle al ciel si ritornano, e in lor vece,
Moltiplicano i vizi a diece, a diece.

     265Però voi, donne, a questi, che sapete,
Che vi chiamano ingrate, empie, e crudeli,
Gl’occhi, gli orecchi, e ’l cor sempre chiudete,
Poichè non son più gl’uomini fedeli;
Cercan di farvi cadere nella rete,
270E di voi si lamentano, e de’ cieli:
E quando pur gli usate alcun favore,
Per tutta la città s’ode il rumore.

     E poichè nè virtù, nè gentilezza
Può del misero Amor scontar i danni;
275Nè vostra grazia, e natural bellezza
Può crear ne’ lor petti altro, che inganni;
Cingete il vostro cuor d’aspra durezza,
Sicchè lor falsità mai non v’inganni,
Che son del vero Amor le forze dome,
280E sol riman d’Amor nel mondo il nome.