Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/76

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A cui cento genietti intorno ammiri
Tornare e gir destri su l’ale: oh come
Qui ben ti sta maravigliar, se sai!
Oh qual tesoro ivi si serba, oh quanto
In angusto alvear mele febeo!
Quei son qual api in folto sciame accolti
D’ogni genio e saper d’ogni linguaggio
Spiritei dotti, che a quaranta ornate
Ronzan cellette intorno, ove ben mille
Quasi favi in ognuna alme operette
Raccolsi io stesso. Ferve l’opra, ed altri
Vengono genj, e vanno, altri gli eletti
Versan volumi: ogni dottrina, ogni arte,
Ed ogni Musa ha il suo ministro alato,
Onde in sì lieta compagnia beate
Poser tutte in obblio Pindo e Parnaso.
     Ma tu stesso de l’altre omai ricerca,
Ch’io tacer l’opre mie più non sostengo;
Gira il guardo d’intorno, e mentre il velo,
Che gl’infermi occhi tuoi copre, ne tolgo;
T’ergi sovra te stesso, e riconosci
Che non per Marte, ma per me la terra
A la gran Roma ancor tutta s’inchina.
Non vedi quante a porgermi tributo
Qui movon genti? ben conosci al ricco
Turbante il Turco, a le pelliccie il Russo,
E tra’l simo Cinese e il pingue Armeno