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Pagina:Poemi (Byron).djvu/81

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il corsaro 79

Del Citeròn dietro la rupe, vôta
Era la tazza del delitto, uscito
L’altero spirto, alma di lui, che visse
Com’uomo unqua non visse, e tal morìo.
Ma già da l’alto Immète, a la pianura
Annunzia de la notte la reina
Il silenzioso impero suo. Non atro
Vapor foriero di procella fùra
Il suo placido aspetto, o non accerchia
Suo vago disco lucida, ma fosca
Cornìce che incolora lo scherzoso
Fulger de l’astro; ma il saluta amico
La candida colonna, e ne sfavilla
Sul minarèto la sua pura immago.
I mesti ulivi in ampie selve sparsi
’Ve picciol flutto volge il bel Cefiso,
Il cipresso dolente appo la sacra
Meschìta, e la splendente torricella
De l’allegro Chïosco,2 e in tal quïete,
Accanto al tempio di Teséo, la palma
Sorgente bruna, e solitaria, tutto
Lo sguardo invita, e tristo è ben lo sguardo,
Che insensibile mira, e non s’arresta.
Ma un altra fiata del vicino Egéo
L’onda fremente già, move tranquilla