Pagina:Poemi (Esiodo).djvu/22

Da Wikisource.
xxii ESIODO

Oltre a questi, fiorí poi tutta un’altra numerosissima schiera di demonietti, o protettori di attività umane, oppure maligni e persecutori. Ai primi appartenevano, per esempio, l’Eúnostos, che, a dire d’Eustazio (1885, 26), proteggeva i mulini, e l’Opàon che proteggeva le vigne; o il demonietto che in una tavoletta di terra cotta di Corinto1 manifestamente tutela una fornace. Fra i maligni si possono ricordare i cinque famosi ricordati ne «La fornace» attribuita ad Omero: Syntrips, Smàragos, Àsbetos, Sabàctes, Omòdamos: nomi tutti che significano assai trasparentemente i varii incidenti che possono mandare a male le stoviglie, mentre stanno cuocendo. Oppure, il famoso Tarassippo, che faceva spaventare i cavalli. E anche qui se ne potrebbero aggiungere molti altri. Una gran quantità se ne trovano raccolti e discussi in un’opera oramai classica, dell’Usener (Götternamen).

Ora, chi non conosca abbastanza la poesia, l’arte e tutte le sopravvissute testimonianze dell’antichissimo mondo greco, facilmente potrebbe essere indotto a credere che tutte queste creature fossero in realtà nomi vani, ai quali non corrispondesse alcuna concreta immagine nella fantasia di chi li pronunciava.

Ma non è cosí. E su questi demonietti comincia ad esercitarsi quel processo di antropomorfizzazione, che veniva poi cosí argutamente caratterizzato da Senofane:

Ora, se avessero mani i bovi, i cavalli, i leoni,
da pingere, e sbrigare, degli uomini al par, le faccende,

  1. Vedi il mio volume Musica e poesia nell’antica Grecia, pag. 230, cfr. 233.