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116 ESIODO
la figlia d’arabo (23)

E d’Arabo la figlia: e fu padre d’Arabo Ermao,
l’innocuo sire, e Tronia, figliuola di Belo signore.


come arco non fu piú sitibonda (24)


Argo era in origine aridissima: ma le Danaidi, sopravvenute col loro padre, insegnarono agli abitanti l’arte di scavare pozzi.


Argo senz’acqua era prima, ma Dànao irrigua la rese.


le figlie di preto (28-29)


Narrava la leggenda che le figlie di Preto, giunte all’età pubere, sarebbero state còlte da follia, per aver mancato di riguardo, in un modo o nell’altro, secondo alcuni a Diòniso, secondo altri ad Era.

Ma, stando ai due seguenti frammenti d’Esiodo, altro fu il morbo, altra la causa.

Causa fu la lussuria (μαχλοσύνη, specificamente femminile: tanto che Aristarco espungeva un verso dell’iliade (XXIV, 30) in cui il vocabolo è adoperato per designare quella di Paride). E il morbo non era propriamente follia, bensì uno sfiorire della freschezza giovanile, accompagnato da sintomi (frm. 29) che chiaramente sembrano caratterizzare un morbo celtico. È comune credenza che fosse ignoto all’antichità classica. Ma furono già rilevati — prima, credo, da Giuseppe De Lorenzo — i molti caratteri per cui è da ritenere celtica la follia d’Ercole. Questo brano d’Esiodo sembrerebbe condurre alle medesime conclusioni. E accrescerebbe d’un particolare assai caratteristico il quadro che facilmente si può delineare della società femminile greca nel mondo Egeo. Vedi la mia prefazione all’Iliade (p. XXIII), e l’introduzione all’Ippolito d’Euripide.


Per l’odïosa lascivia perdevano il tenero fiore.
Una molesta tigna spandeasi su tutta la testa: