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146 ESIODO

Esiodo, dunque, chiese:


Figlio dì Mèleto, Omero, che avesti dai Numi saggezza,
prima di tutto dimmi qual cosa piú giovi ai mortali.


omero


Primo, per i mortali non nascere è meglio di tutto;
ma nati, quanto prima varcare le soglie dell’Ade.


E la seconda domanda d’Esiodo fu la seguente:


Dimmi anche questo, tu che ai Numi sei simile, Omero:
che cosa pensi tu che piú l’animo allieti ai mortali?


E Omero1:


Quando la pace regna serena sul popolo tutto,
e nel palagio dei re, schierati i signori a banchetto,
porgono orecchio a un divino cantore e son presso le mense
colme di pani e di carni, e attinge il coppier dalla brocca
vino soave, e lo reca d’attorno, ne colma le coppe.
Questo il miglior diletto, per ciò ch’io mi penso, nel mondo.


E a sentir questi versi, gli Elleni rimasero colpiti di tale ammirazione, che li chiamarono versi aurei; ed anche oggi, nei sacrifizi pubblici, prima della libagione e del banchetto, sono recitati per invocare Numi.

  1. I versi che seguono son tolti dall’Odissea, IX, 5 sg.