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Pagina:Poemi conviviali (1905).djvu/96

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76 l’ultimo viaggio

XV


la procella


     E sopra il flutto nove dì la nave
corse sospinta dal remeggio alato,
e notte e giorno, ché Odisseo due schiere
dinumerò degl’incliti compagni;
e l’una al sonno e l’altra era alla voga.
Nel decimo l’aurora mattiniera
a un lieve vento dispergea le rose.
Ei dalla scassa l’albero d’abete
levò, lo congegnò dentro la mastra,
e con drizze di cuoio alzò la vela,
ben torto, e saldi avvinse alle caviglie
di prua li stragli, ma di poppa i bracci.
E il vento urtò la vela in mezzo, e il flutto
rumoreggiava intorno alla carena.
E legarono allora anche le scotte
lungo la nave che correa veloce:
e pose in mezzo un’anfora di vino
Iro il pitocco, ed arrancando intorno
lo ministrava ai marinai seduti;
e sorse un riso. E nove dì sul flutto
li resse in corsa il vento e il timoniere.
Nel decimo tra nubi era l’aurora,
e venne notte, ed una aspra procella
tre quattro strappi fece nella vela;
e il Laertiade ammainò la vela,
e disse a tutti di gettarsi ai remi;
ed essi curvi sopra sé di forza
remigavano. E nove dì sbalzati