Pagina:Poesie (Carducci).djvu/141

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juvenilia 115

E o dee che avete la cittade in cura,
75Deh guardatela molti anni a’ nepoti. —
Ne l’àgora sedea, curvo a la terra
Il capo venerando; e parea Giove
Quando ne l’arëopago discende
Da la reggia d’olimpo. Erangli intorno
80In su l’aste di lunga ombra appoggiati
I prenci figli de gli eroi: diverso
E d’infanti e di femmine e di vegli
E di chiomati giovinetti un vulgo
Addensato co gli omeri attendea.
85Stavan presenti i patrii numi: il cielo
Patrio rideva in suo diffuso lume
Allegrato del sol: riscintillando
In vista ardea la ionia onda famosa,
E biancheggiavan lunge i traci monti.
90Ed Omero cantò. Cantò di un nume
Che in nube argentea chiuso ognora il petto
Assecura de’ giusti; e come il divo
Senno di Palla per cotanto mare
Di perigli e di morte al caro amplesso
95Rudducea di Penelope a la vista
De la sua cilestrina isola Ulisse.
Anche, su ’l capo a gli empi assidua l’ira
Minacciando ed il fato, a l’alme leggi
De l’umano consorzio e a la vendetta
100Le deità d’averno addusse il vate
Proteggitrici forze: onde solenne
La ruina di Troia, e spirò il duolo