Pagina:Poesie (Carducci).djvu/167

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juvenilia 141


Ei ne si fece nel dolor consorte,
E tolse i nostri pesi e tolse l’onte:
Stiè nera intorno a lui l’ombra di morte,
Né volse il padre al chiamar suo la fronte;
Quel dí che rimirando al sacro monte
Uscîr de’ sepolcreti
25I santi d’Israele ed i profeti.

Egli è l’Isacco del buon tempo antico
Che porge al ferro il bel collo gentile,
E guarda il percussor con volto amico,
E gli si atterra semplice ed umíle:
Né il tien pietà del suo fior giovenile
Né de la fine amara
32Né de gli amplessi de la madre Sara.

Ed or la morte sua testimoniando
Qui seco trae la diva umanitade,
Tutto di gioia intorno irradïando
Sí come sole ch’ogni nebbia rade;
E gli alberghi del pianto e le contrade
Ove mortale è il lume
39Ei conforta del suo presente nume.

A lui ne’ regni de la sua vittoria
Reggia s’estolle d’artificio mira:
Cingelo come nube la sua gloria,
E molto amore angelico lo gira.
Voli dal loco ove il dolor sospira