Pagina:Poesie (Carducci).djvu/432

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406 gimbi ed epodi

Se per l’azzurro ciel la gialla insegna
Passa a gl’itali zefiri ventando
E lieto lo stranier da poppa segna
16Il sen nefando.

Ahi, come punto da mortifer angue,
Ahi, di veleno il cor ferve e ribolle!
Fumate ancor d’invendicato sangue,
20Romane zolle!

O forti di Bologna, a voi la fuga
De’ nemici irraggiava il guardo estinto;
E, mentre posa ed il sudor s’asciuga,
24— Abbiamo vinto —

Disse, chinato sopra il sen trafitto
Del compagno, il compagno. A le parole
Pallido ei rise, e su i cúbiti ritto
28Salutò il sole

Occidente e l’Italia. E la mattina
Lo stranier, come lupo arduo che agogna,
Ululato avea su da la collina:
32— Odi, o Bologna.

Le mie vittorïose aquile io voglio
Piantar dove moriva il tuo Zamboni
A i tre color pensando; e vo’ l’orgoglio
36De’ tuoi garzoni