Fin quelle, che d’etadi e genti sparte
Mirar tanta ruina
In calma gioventù, forme de l’arte
16Argolica e latina.
Il gran prete quel di svegliossi allegro,
Guardò pe’ vaticani
Vetri dorati il cielo umido e negro,
20E si fregò le mani.
Natura par che di deforme orrore
Tremi innanzi a la morte:
Ei sente de le piume anco il tepore
24E dice — Ecco, io son forte.
Antecessor mio santo, anni parecchi
Corser da la tua gesta:
A te, Piero, bastarono gli orecchi;
28Io taglierò la testa.
A questa volta son con noi le squadre,
Né Gesú ci scompiglia:
Egli è in collegio al Sacro Cuore, e il padre
32Curci lo tiene in briglia.
Un forte vecchio io son; l’ardor de i belli
Anni in cuor mi ritrovo:
La scure che aprí ’l cielo al Locatelli
36Arrotatela a novo.