Pagina:Poesie (Carducci).djvu/474

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448 giambi ed epodi


Ed al fuggir de l’anima su la pallida faccia
Protendea la repubblica santa le aperte braccia
Dritta in fra i romulei colli e l’occiduo sol.
Ma io d’intorno premere veggo schiavi e tiranni,
Ma io su ’l capo stridere m’odo fuggenti gli anni:
66— Che mai canta, susurrano, costui torbido e sol?

Ei canta e culla i queruli mostri de la sua mente
E quel che vive e s’agita nel mondo egli non sente — .
O popolo d’Italia, vita del mio pensier,
O popolo d’Italia, vecchio titano ignavo,
Vile io ti dissi in faccia, tu mi gridasti: Bravo;
72E de’ miei versi funebri t’incoroni il bicchier.

III.


Avanti, avanti, o indomito destrier de gl’inni alato!
Obliar vo’ nel rapido corso l’inerte fato,
I gravi e oscuri dí.
Ricordi tu, bel sauro, quando al tuo primo salto
I falchi salutarono augurando ne l’alto
78E il bufolo muggí?

Ricordi tu le vedove piagge del mar toscano,
Ove china su ’l nubilo inseminato piano
La torre feudal
Con lunga ombra di tedio da i colli arsicci e foschi
Veglia de le rasenie cittadi in mezzo a’ boschi
84Il sonno sepolcral,