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650 rime nuove


LXV.

UNA RAMA D’ALLORO5


Io son, Dafne, la tua greca sorella,
Che vergin bionda su ’l Peneo fuggía
E verdeggiai pur ieri arbore snella
4Per l’Appia via.

Tra i cippi e i negri ruderi soletta
Sotto il ciel triste io memore sognava
D’un tumulo ignorato in su la vetta,
8E riguardava.

Guardava i colli ceruli del Lazio,
E a l’aura che da Tivoli traea
Inchinandomi i fulgidi d’Orazio
12Carmi dicea.