Pagina:Poesie (Carducci).djvu/825

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odi barbare 799


È d’un arconte, che sovra i despoti
gloriò le sante leggi de’ liberi?
d’un consol, che il nome i confini
e il terror de l’impero distese?16

Vorrei vederti su l’Alpi, splendida
fra le tempeste, bandir ne i secoli:
“O popoli, Italia qui giunse
vendicando il suo nome e il diritto.„20

Ma Lidia intanto de i fiori ch’èduca
mesti l’ottobre da le macerie
romane t’elegge un pio serto,
e, ponendol soave al tuo piede,24

“Che dunque ― dice ― pensasti, o vergine
cara, là sotto ne la terra umida
tanti anni? sentisti i cavalli
d’Alemagna su ’l greco tuo capo?„28

“Sentii ― risponde la diva, e folgora ―
però ch’io sono la gloria ellenica,
io sono la forza del Lazio
traversante nel bronzo pe’ tempi.32

Passâr l’etadi simili a i dodici
avvoltoi tristi che vide Romolo,
e sursi “O Italia„ annunziando
“I sepolti son teco e i tuoi numi.36