Pagina:Poesie (Carducci).djvu/854

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828 odi barbare


Quando il romuleo marte ed il barbaro
ruggîr ne’ ferrei cozzi, e qui vindice
la rabbia di Milano
arse in itali incendii,16

tu ancor dal Lario verso l’Eridano
scendevi, o Addua, con desio placido,
con murmure solenne,
giú pe’ taciti pascoli.20

Quando su ’l dubbio ponte tra i folgori
passava il pallido còrso, recandosi
di due secoli il fato
ne l’esile man giovine,24

tu il molto celtico sangue ed il teutono
lavavi, o Addua, via: su le tremule
acque il nitrico fumo
putrido disperdeasi.28

Moríano gli ultimi tuon de la folgore
franca ne i concavi seni: volgeasi
da i limpidi lavacri
il bue candido, attonito.32

Ov’è or l’aquila di Pompeo? l’aquila
ov’è de l’ispido sir di Soavia
e del pallido còrso?
Tu corri, o Addua cerulo.36