Pagina:Poesie (Carducci).djvu/863

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odi barbare 837


sedeasi i lunghi giorni, e gli occhi di Lesbia ne l’onda
fosforescente e tremula,

e ’l perfido riso di Lesbia e i multivoli ardori
vedea ne l’onda vitrea,32

mentr’ella stancava pe’ neri angiporti le reni
a i nepoti di Romolo.

A lui da gli umidi fondi la ninfa del lago cantava:
“Vieni, o Quinto Valerio.36

Qui ne le nostre grotte discende anche il sole, ma bianco
e mite come Cintia.

Qui de la vostra vita gli assidui tumulti un lontano
d’api susurro paiono,40

e nel silenzio freddo le insanie e le trepide cure
in lento oblio si sciolgono.

Qui ’l fresco, qui ’l sonno, qui musiche leni ed i cori
de le cerule vergini,44

mentr’ Espero allunga la rosea face su l’acque
e i flutti al lido gemono„.