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Pagina:Poesie (Carducci).djvu/868

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842 odi barbare


balzâr ne ’l buio, giovinette anime,
senza conforti; né de la patria
l’eloquio seguivali al passo
co i suon’ de l’amore e de la gloria.16

Non questo, o fósco figlio d’Ortensia,
non questo avevi promesso al parvolo:
gli pregasti in faccia a Parigi
lontani i fati del re di Roma.20

Vittoria e pace da Sebastopoli
sopían co ’l rombo de l’ali candide
il piccolo: Europa ammirava:
la Colonna splendea come un faro.24

Ma di decembre, ma di brumaio
cruento è il fango, la nebbia è perfida:
non crescono arbusti a quell’aure,
o dan frutti di cenere e tòsco.28

O solitaria casa d’Aiaccio,
cui verdi e grandi le querce ombreggiano
e i poggi coronan sereni
e davanti le risuona il mare!32

Ivi Letizia, bel nome italico
che omai sventura suona ne i secoli,
fu sposa, fu madre felice,
ahi troppo breve stagione! ed ivi,36