— dicon — tendere a l’alto? che vale combatter? che giova
amare? Il fato passa ed abbassa. — Ma tu,28
tu sughero triste che a terra schiacciato rialzi
il capo, reo gobbo, bestemmïando Iddio,
perché mi tendi minaccioso le braccia tue torte?
che colpa ho io ne ’l fato che ti danna?32
E voi, lunghe ne ’l mezzo del tetro recinto alberelle,
co’ rami spioventi, quasi canute chiome,
siete alberelle voi? siete le tre fiere sorelle
che aspettar Macbeth su la fatale via?36
Odo pauroso carme che voi bisbigliate co’ venti,
di rospi, di serpi, di sanguinanti cuori.
Guglielmo, re de’ poeti da l’ardüa fronte serena,
perché mi mandi lugubri messaggi?40
Io non uccisi il sonno, ben gli altri a me spensero il cuore:
non cerco un regno, io solo chieggo al mondo l’oblío.
Oblío? no, vendetta. Cadaveri antichi, pensieri
che tutti una ferita mostrate aperta e tutti44