Pagina:Poesie (De Amicis).djvu/182

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E il giorno che alla pioggia, per lunghe ore, sui tetti,
Sfuggiti della mamma all’occhio indagator,
Nel tuo scialle turchino incappucciati e stretti
Come in un caldo nido covammo il nostro amor?

E il giorno che parlando con tutti a fronte china
Come dal peso oppressa d’un intimo dolor
Celasti del mio bacio l’impronta porporina
Che sul tuo collo bianco rassomigliava a un fior?

E il dì che giunse il fiero tuo babbo all’impensata
E me cogliendo stretto al fianco tuo, gridò:
Bada che se ti piglio t’allungo una pedata!
Ah il dolor di quel giorno mai più non scorderò!

Lena pietosa e cara! Uscivo irato e stanco
Dall’unghie intabaccate d’un vecchio professor,
Ma visto di lontano quel grembialetto bianco
Un grido d’allegrezza mi prorompea dal cor.

E alla sua stanza chiusa venivo a notte oscura
Cautamente la soglia di pianto a inumidir,
Lena baciava l’uscio ed io la serratura
Pel buco della chiave mandandole i sospir.