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PER IL CONGRESSO D’UDINE 123

Prometeo nuovo1 ei venne, e nell’altera
     35Giovinetta virago2 cisalpina
     L’etereo fuoco infuse, anzi il suo spirto.
     Ed ella già calata ha la visiera3;
     E il ferro trae, gittando la vagina,
     Desïosa di lauro e non di mirto.4
     40Bieco la guata ed irto
     Piú d’un nemico; ma costei nol cura.
     Lasciate di sua morte, o re, la speme:
     Disperata virtú la fa secura.
     Né vincer puossi chi morir non teme.5
45Se vero io parlo, Crèmera vel dica,
     E di Coclite il ponte, e quel di Serse,
     E i trecento con Pluto a cenar spinti.6
     E noi lombardi petti, e noi nutrica
     Il valor che alle donne etrusche e perse7
     50Plorar8 fe’ l’ombre de’ mariti estinti.
     Morti sí, ma non vinti,
     Ma liberi cadremo, e armati, e tutti:
     Arme arme fremeran9 le sepolte ossa,
     Arme i figli, le spose, i monti, i flutti;

    malata, affievolita (lat.).

  1. 34. Prometeo nuovo: Nella dedica al Bonaparte del I canto del Prometeo, stampato ne’ primi mesi del ’97 in Bologna da I. Marsigli, il M. aveva già istituito il paragone fra l’eroe antico e il moderno, ambedue abbattitori di despoti, in ciò solo diversi, che quegli fu perdente, questi vincitore. — nell’altera ecc.: nella repubblica cisalpina costituita il 12 giugno e proclamata solennemente in Milano, capitale, il 9 luglio del ’97.
  2. 35. virago: donna di sensi virili (lat.).
  3. 37. già calata ecc.: Accenna al costituirsi delle milizie nazionali.
  4. 39. Desïosa ecc.: desiderosa di trionfare combattendo, e di non vivere in mollezze. Il mirto era, com’è noto, caro a Venere.
  5. 44. Né vincer ecc.: è invincibile, perché valorosissimo, quegli a cui, per dirla col Petrarca, ’l morir non dole P. III, canz. I, v. 51.
  6. 45. Se vero ecc.: «Esplica e rafforza con esempi il concetto espresso nell’ultimo verso che antecede: Se sia vero che la vittoria finisce per arridere ai popoli che sanno costantemente preferire la morte alla schiavitú, ve lo dica la storia di Roma coll’eccidio dei Fabi [avvenuto nel 147 av. C. al flumicello Crèmera, presso Roma] e col valore di Orazio Coclite che sprezzando la morte da solo si oppose sul ponte all’esercito di Porsenna; e la storia di Grecia colla morte dei trecento compagni di Leonida alle Termopili, e colle vittorie per le quali apparve che inutilmente Serse avesse costruito il titanico ponte fra Sesto ed Abido a traghettare l’infinito esercito contro la piccola Grecia... Un po’ di rallentamento al subito legame delle idee è cagionato dal ricordo del ponte di Serse, perché non fu causa a qualche particolare atto di valore, come il ponte di Coclite a cui si lega, ma causa generica a mostrare il valore di tutta una guerra». Ferr. — a cenar spinti: È noto che Leonida, prima del sacrifizio di sé e de’ pochi rimasti, disse a’ compagni: «Stassera v’invito a cena da Plutone». Cfr. Erodoto, lib. VII e VIII ed Eschilo Pers. 355 e segg.
  7. 49. alle donne ecc.: per le uccisioni degli etruschi, fatte dai Fabi e da Coclite, e per quelle dei persiani, fatte, in piú volte, da’ greci. Petrarca P. III, canz. I, 94: «E vedrai nella morte de’ mariti Tutte vestite a brun le donne perse». Cfr. anche, con tutta questa strofa, i vv. 76-102 della stessa canzone, che ne sono, come chi dicesse, i prototipi.
  8. 50. Plorar: piangere.
  9. 53: fremeran: «Qui fremere è usato in senso attivo, e vale «Chiedere instantemente fremendo», ed è d’uso latino: Virgilio En. VII, 460: fremit arma iuventus, già trasportato dal Caro in italiano nella Traduz. e dal Tasso nella Gerus. lib. VIII, 71: «Arme! arme! freme