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180 IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI

     Membra del nume1, la percossa ed egra
     Europa a nuova sanità riarde;
Nuova lena le genti erge e rintegra,
     E tu di questo, o patria mia, se saggio
     270Farai pensiero, andrai piú ch’altri allegra;
E le piaghe tue tante e l’alto oltraggio
     Emenderai, che fêrti anime ingorde
     Di libertà piú ria che lo servaggio,
Anime stolte, svergognate e lorde
     275D’ogni sozzura. Or fa che tu ti forba2
     Di tal peste, e il passato ti ricorde.
E voi3 che in questa procellosa e torba
     Laguna di dolore4 il piè ponete,
     Onde il puzzo purgarne che n’ammorba;
280Voi ch’alla mano il temo vi mettete
     Di conquassata nave (e tal vi move
     Senno e valor, che in porto la trarrete);
Voi della patria le speranze nuove
     Tutte adempite; e, di giustizia il telo5
     285Animosi vibrando, udir vi giove
Che disse in terra e che poi disse in cielo
     Lo scrittor dei delitti e delle pene6:
     Ei di parlarvi, e voi, rimosso il velo7,
D’ascoltar degni il ver che v’appartiene.

  1. 266. del nume: del commercio stesso.
  2. 275. ti forba: ti pulisca, ti netti. Dante Inf. xv, 69: «Da’ lor costumi fa che tu ti forbi».
  3. 277. E voi ecc.: Si volge a’ nuovi governatori della Cisalpina dopo la battaglia di Marengo.
  4. 278. Laguna di dolore: Dante (Purg. vi. 76), anch’egli dell’Italia; «di dolore ostello».
  5. 284. il telo: il dardo.
  6. 287. Lo scrittor ecc.: il Beccaria.
  7. 288. rimosso il velo: tolti gli ostacoli, che v’impedivano di ascoltare la verità. — Il poema rimase qui, non si sa perché, interrotto.



IL CONGRESSO CISALPINO IN LIONE

Contenuto: Duro è aver la patria schiava; piú duro non aver leggi, e; cercando libertà, non trovar che catene, e dover sottostare alla forza del piú potente (1-13). Nata in mezzo al sangue, solleva, o Repubblica Cisalpina, il pensiero da’ tuoi lunghi affanni: Bonaparte viene di Francia per sanar tue piaghe (14-26). Viene, non già per combattere (troppo si versò già di sangue), ma per istaurare la pace (27-39). Una cruda ambizione di regno fece parer bello talvolta il misfatto, e degne di lode le stragi: quindi s’applaude ancora a Ciro e a Sesostri, e fu Alessandro predicato dio. Ma l’assoggettare, non i nemici, bensí i popoli innocenti è opera tirannica, inumana e irragionevole (40-52). Bello è il conquistare un lauro, combattendo per la patria, e il togliere nazioni alla schiavitú e poi interrogarne la volontà. Scopri dunque le tue piaghe, o Cisalpina; ché tacendo, tua sarà la colpa (53-65). Il sole che scalda il petto de’ tuoi figli è quello stesso che scaldò la fronte di Scipione e di Bruto; nè il primitivo valore è spento, se figlio d’Italia è