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LA BELLEZZA DELL’UNIVERSO 9


LA BELLEZZA DELL’UNIVERSO


Contenuto: Il p. si propone di cantare la Bellezza dell’univ., ch’egli invoca diva ausiliatrice (1-12). Ma donde il principio? Dalla creazione del mondo, quando la Bellezza, posti in pace i discordi elementi del càos, seminò il cielo di stelle, coronò di lampi il sole, della luna fece dono alla notte ed empí il grembo dell’aurora di rose (13-54). Venne poi alla terra; e fece nascere prima le erbe, i fiori, le piante (55-69); poi gli animali feroci e i domestici (70-105) gl’insetti, i vermicciuoli e i pesci (106-120). Ma che? Bellezza si manifesta anche nei nevosi monti, e sul giogo del fumante Etna, e ne’ venti e nelle tempeste, e ne’ tuoni e ne’ baleni: ivi però la scorgono solo i sapienti, che i fenomeni naturali studiano con occhio indagatore (130-165). E chi potrà dir degnamente delle bellezze dell’uomo, s’è la piú bella delle cose create e chiude in sé uno spirito immortale (166-204), che perde, è vero, la primiera innocenza e fu deturpato dai vizi, ma venne e viene pur anco adornato da virtú? (205-243). E dove vola il mio immaginare? Torna, o diva, in terra, e non altrove che in Italia e in Roma, dove già ti lasciasti vagheggiare da Orazio e da Virgilio, da Michelangelo e da Raffaello (244-267), dove troverai in Vaticano grandezza e maestà, tue sorelle, e dove per te parlano all’occhio e le tele e i marmi, s’elevano suntuosi gli edifizi e risuona la notturna scena di potenti armonie (268285). E di te spira questa selva d’Arcadia, che acclama oggi agli sposi, ambo a te cari (286-303). Vieni dunque. Il tempo ti combatte, che toglie presto giovinezza dal volto: ma se tu sia a virtú congiunta, egli passerà e non t’offenderà: cosí abbandonerai il mondo solo quando il nulla l’assorba: allora porrai tua sede in cielo (304-322). — Il 19 agosto del 1781 furono in Arcadia festeggiate le nozze del principe Luigi Braschi Onesti e della contessa Costanza Falconieri, che, per sommo onore, vennero acclamati arcadi: egli Almedonte Cleoneo, ella Egeria Caritea. Lo sposo era figlio di Giulia Braschi, sorella del pontefice Pio VI, e di Gerolamo Onesti; la sposa, ch’ebbe in dote trenta mila scudi, di Mario e della contessa Giulia Millini. Il matrimonio era avvenuto il 4 giugno nella cappella Sistina e la benedizione nuziale era stata data dallo stesso pontefice. I doni ricevuti in quell’occasione dallo sposo e dalla sposa furono moltissimi e preziosissimi; e moltissimi, se non valentissimi, furono i poeti italiani e latini ch’esse nozze cantarono. Cfr. Vicchi VI, p. 14 e segg. Fra questi il primo fu naturalmente il M., il quale nel giorno su detto recitò in Arcadia lo splendido canto presente, che, per usare le parole stesse del poeta al fratello Francesc’Antonio, fece strepito grande per Roma e fu non ultima causa del suo ingresso come segretario in casa Braschi, avvenuto nell’ottobre del medesimo anno. — La Bellezza dell’Univ. (su la principal fonte della quale — un luogo del canto VII del Paradiso Perduto del Milton, ove un angelo narra ad Adamo la storia della creazione — cfr. quel che dice lo Zumb., p. 28 e segg.) fu pubblicata subito, ed è l’unica edizione che se ne abbia a parte, con questo titolo: «La Bell, dell’Univ. canto dell’ab. V. M. ferra-