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16 LA BELLEZZA DELL’UNIVERSO

     185E parte e riede, e or ratto ed or restio
     Varca pianure, e gioghi aspri sormonta;
E tutta la persona entro il cuor mio
     La maraviglia piove, e mi favella
     Di quell’alto saper che la compio.
190Taccion d’amor rapiti intorno ad ella
     La terra, il cielo; ed: Io, son io, v’è sculto,
     Delle create cose la piú bella.
Ma qual nuovo d’idee dolce tumulto!
     Qual raggio amico delle membra or viene
     195A rischiararmi il laberinto occulto?
Veggo muscoli ed ossa, e nervi e vene;
     Veggo il sangue e le fibre, onde s’alterna
     Quel moto che la vita urta e mantiene1;
Ma nei legami della salma2 interna,
     200Ammiranda prigion!, cerco, e non veggio
     Lo spirto che la move e la governa.
Pur sento io ben che quivi ha stanza e seggio,
     E dalla luce di ragion guidato
     In tutte parti il trovo e lo vagheggio.
205O spirto, o immago dell’Eterno3, e fiato
     Di quelle labbra alla cui voce il seno
     Si squarciò dell’abisso fecondato,
Dove andâr l’innocenza ed il sereno
     Della pura beltà, di cui vestito
     210Discendesti nel carcere terreno?
Ahi misero! t’han guasto e scolorito
     Lascivia, ambizïon, ira ed orgoglio,
     Che alla colpa ti fêro il turpe invito!
La tua ragione trabalzâr dal soglio4,


187-89. E tutta la persona al guardo mio, Spettacolo gentil! tutta favella Della man di lassù che la compìo. (’81).
192. Delle cose create (’81).
194-5. Chi dell’umane membra a rapir viene Il mio pensier nel labirinto occulto? (’81).


    umano. Anche Ovidio dice (op. e loc. cit.) che l’uomo è Sanctius... animal mentisque capacius altae.

    171. È un verso dell’Ariosto: cfr. O. F. III, 1.

    172. Fronte ecc. Ovidio (op. e loc. cit): Os homini sublime dedit; coelumque tueri Iussit, et erectos ad sidera tollere vultus. È il Tasso XVII, 62: «T’alzò natura in verso il ciel la fronte.... Perché in su miri....».

    184. si ponta: s’appoggia.

  1. 197. onde s’alterna ecc.: per le quali avviene la circolazione del sangue (effetto del movimento alternato del cuore quando si restringe sistole - e quando s’allarga - diastole -), che eccita (urta) e mantiene la vita.
  2. 199. salma: corpo. Secondo l’origine greca (ságma), significa propriam. soma, peso. Cfr. Petrarca P. I, canz. VI, 29 e XVII, 56. Oggi s’usa più spesso per corpo dell’uomo morto, o anche, come qui, per corpo umano. Cfr. Ariosto XXXVIII, 82; Parini Od. IV, 65; V, 78; VII, 82 ecc. ecc.
  3. 205. O immago dell’Eterno: Ovidio (op. e loc. cit.): in effigiem moderantum cuncta deorum.
  4. 214. La tua ragione ecc.: il Parini (Od. VI. 18), del Bisogno: «Oltre corri, e fremente Strappi