Oh de’ carmi poter! per lor mi lice
Anco a più stranie terre andar veloce 20E mirar varie genti, ed or di nuovo
Superar l’Alpi, or valicar le schiene
Del selvoso Appennino, e fin del mare
Credermi a l’acque, ed insultarne i flutti
Ma più sovente scorgemi il desire 25A le superbe avventurose mura
Cui fa l’Adige specchio, e là su quelle
Beate rive con piacer mi aggiro.
Ed oh come festosa io prendo allora
Con teco a ragionar, spirto gentile, 30A Minerva sì caro, e al biondo Apollo!
Oh come fisa da tuoi detti io pendo,
E i cari ascolto armonïosi accenti
Co’ quai sì dolce a le foreste insegni
De la tua Fille risonare il nome! 35Ma qual fra studj tuoi novello or volgi
Febeo lavor? e qual aureo volume
Da l’ignobile polve in cui giacea
Tratto, e per opra tua fatto animoso
Già si appresta a veder del giorno i rai? 40I versi, ah li ravviso, i versi eletti
Essi pur son del tuo Torelli amato,
Di cui l’invida Parca ahi! troppo presto
Troncò lo stame, e nel troncarlo tutte