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     Ei che sprezzar godea per me movente
     45E venti, e piogge e faticose vie
     Onde agli affanni miei porger ristoro?
     Morte rapillo, inesorabil morte!
     Che certo troppo di livor fremea
     Veggendo quante si dovean per lui
     50Prede involar all’avida sua falce.
     Ombra diletta il so che nelle estreme
     Ore del viver tuo di me ti calse,
     E che anco allor per tenera pietade
     Da languidi tuoi labbri uscì il mio nome.
     55Deh! se qui forse intorno a me ti aggiri
     Non isdegnar, Ombra onorata, il pianto
     Che scender vedi ad inondarmi il seno;
     E queste accogli mie note dolenti
     Ch’oggi al tuo freddo cenere consacro.