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Ecco, Lesbia immortal, ecco l’obbietto
Degno de’ versi tuoi, degno di quella
Tua nobil cetra, al cui concento eletto,
Qual già d’Orfeo, tutto s’avviva e abbella.
Questa leggiadra, amabile donzella,
Cui toglie invido Imene al patrio tetto,
Vè come splende vezzosetta e bella
Di virgineo pudor, di casto affetto.
Tocca, Lesbia, le corde, e i pregi e il raro
Merto di lei fa risonar col canto,
Che i nomi eterna, e vince il tempo avaro.
Da lor, tocche poc’anzi, oh quale, oh quanto
Sull’amico piangendo estinto e caro,
Sapesti trar divin, magico incanto!
(l) Si allude ai molti insigni ritratti d’uomini illustri, che già furono raccolti da monsignor Paolo Giovio vescovo di Nocera, e che nella pregievole gallerìa del conte Giovio tuttora si conservano.
(m) Da questi teneri, e dolcissimi versi di Lesbia si può conoscere quali fossero i sentimenti dell’amicizia sua verso Andrea Pasta, che tanto recò di onore alla patria, all’arte sua, ed alle lettere. Quest’uomo veramente insigne fu giunto da morte, con duolo universale il giorno 13. marzo 1782.
(n) Girolamo Pompei patrizio Veronese tra gli arcadi Decilio, era unito alla contessa Grismondi con que’ geniali vincoli dell’amicizia, che sogliono stringersi dalle lettere. Pieno com’egli era di alta e sceltissima letteratura fu a Lesbia guida ed esempio sicuro ne’ piacevoli studj. La sua vita